Il recente incidente occorso in uno dei più grandi cloud provider data centers, OVH a Strasburgo, ha improvvisamente riacceso l’attenzione sull’importanza della corretta individuazione di un buon provider a cui affidare le attività di elaborazione dei dati e, ancor di più, alla necessità di predisporre un coerente piano di azione nella concretizzazione delle infrastrutture informatiche da utilizzarsi per la conduzione delle proprie attività digitali.
In questo contesto si parla sempre più frequentemente di cloud provider data centers e, purtroppo, non sempre con la giusta consapevolezza.
Cerchiamo allora di riepilogare che cosa siano i cloud provider data centers e quali siano le differenze con gli ordinari data center, partendo proprio da questi ultimi.
Cloud provider data centers e data centers, qualche definizione
Partendo da qualche definizione di base, introduciamo il data center come un centro di elaborazione dei dati, ovvero quel sistema informatico in cui sono gestiti i processi e i servizi di comunicazione, e da cui dipende la disponibilità di tutte le funzioni di servizio connesse a questo vero e proprio fulcro operativo.
All’interno del data center si trovano una serie di infrastrutture da cui dipende la qualità e la continuità dei propri servizi, come i server, i sistemi di archiviazione delle informazioni, i sistemi di controllo, i gruppi di continuità che operano nel momento in cui l’alimentazione principale dovesse venir meno, i sistemi di sicurezza e ancora i router per la gestione del traffico, e così via.
Ebbene, quando si tratta di data center così strutturati, ci troviamo di fronte proprio a uno schema quale quello sopra rappresentato: uno spazio fisico in cui sono conservate tutte le infrastrutture necessarie per poter garantire il servizio dei clienti “ospitati” dal provider all’interno di tale struttura.
La diffusione dei data center in cloud
Fin qui, una breve panoramica dei data center più tradizionali. Tuttavia, non è certo detto che i sistemi di archiviazione e di gestione dei dati come quelli di cui sopra siano necessariamente implementati in misura “fisica”. Possono infatti essere altresì virtualizzati, ricorrendo – appunto – a un data center in cloud.
I vantaggi derivanti dall’adozione di questo approccio non mancano di certo. In primo luogo, ricorrendo al cloud computing applicato ai server, tutti i dati sono sempre accessibile, in ogni momento e – se sono state predisposte le necessarie impostazioni – al di là di qualsiasi inconveniente. Inoltre, tutti i servizi offerti possono essere facilmente oggetto di controllo, e possono essere oggetto di una comoda personalizzazione, visto e considerato che di volta in volta si potrà scegliere di erogare solamente il servizio di cui si ha realmente bisogno.
I data center con il cloud computing sono inoltre generalmente resi disponibili con un servizio di backup che possa garantire un pronto recupero di una copia dei propri dati, e sono evidentemente accessibili ovunque ci si trovi, considerato che basta una connessione a Internet e un dispositivo compatibile.
Cosa è meglio: cloud provider data centers o tradizionale?
A questo punto potrebbe altresì opportuno domandarsi cosa sia meglio tra un data center tradizionale e i cloud provider data centers. Ebbene, fornire una risposta omogenea e uniforme dinanzi a qualsiasi situazione specifica non è semplice.
Tuttavia, niente ci impedisce di fornire qualche grossolana indicazione affermando che un data center tradizionale potrebbe essere preferibile nel momento in cui l’azienda necessita di una potenza di calcolo e di una capacità di archiviazione particolarmente importante, oppure quando i dati che tratta sono talmente rilevanti e sensibili che potrebbe essere opportuno inglobarli all’interno di una struttura propria.
Di contro, un data center in cloud è tendenzialmente preferibile quando si vuole puntare alla gestione di un servizio più economico e più snello, facilmente scalabile e personalizzabile, con la possibilità di accedere ai dati in qualsiasi momento.
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